MASSIMO GIANNONI E L’INGANNO DEL VERO

Fantasia o realtà?! È questo che viene da chiedersi nello scoprire le incredibili opere di Massimo Giannoni, con la nuova mostra evento che nella Chiesa monumentale di San Francesco a Gualdo Tadino (Perugia) aprirà i battenti dal 29 aprile al 28 giugno prossimi. L’esposizione consentirà al pubblico di ammirare circa trenta dipinti dell’artista, per lo più inediti e realizzati appositamente per questo progetto. La mostra, promossa dal Polo Museale di Gualdo Tadino e da Casa d’Arte San Lorenzo, con il patrocinio del Comune, è a cura di Cesare Biasini Selvaggi e Marco Tonelli, e sarà inaugurata sabato 29 aprile alle ore 11.00, presso la sala consiliare del municipio. Già il titolo, l’Inganno del vero, non può che risultare intrigante: ci si immagina immersi nella fitta trama di un romanzo giallo, una morte sospetta, più di un personaggio losco e un fitto mistero da risolvere! Ma qui a morire, in un contesto iper-tecnologico e di intelligenze artificiali, rischia di essere solo la bella pittura di figurazione! Per fortuna dalla città umbra si corre ai ripari, con un’esposizione che incarna ancora la figura del maestro di bottega e la bellezza delle sue creazioni. Circa trenta dipinti documentano la ricerca artistica di Massimo Giannoni (Empoli, 1954), a partire dalle sue, ormai iconiche, librerie, biblioteche storiche e borse d’affari. Tra materia e memoria, tra sapere e attualità, la sua pittura si caratterizza per una pasta cromatica fatta di spessi strati di colore a olio. La composizione tiene in bilico l’immagine della realtà tra la concretezza dei grumi della pittura e la sua sparizione per eccesso di stratificazioni di materia. Pittura pesante quella di Giannoni, ma allo stesso tempo carnale e viva, in cui lo sguardo è chiamato costantemente a districarsi tra apparizioni e scomparse del reale compresso in interni e in ambienti affollati, dove tutto è portato in primo piano ed esaltato nella sua visione tattile. Senza rinnegare riferimenti precisi a luoghi reali, tratti dal mondo dei media o da fotografie di librerie, di palazzi antichi o di orizzonti urbani, Giannoni è riuscito ad affermarsi come pittore di grande originalità nel campo dell’arte contemporanea, ispirandosi sia alle ricerche più estreme della pittura di grandi maestri come Gerhard Richter che di maestri della fotografia come Candida Höfer. Allo stesso tempo, tuttavia, l’artista toscano conserva la pratica artigianale del lavoro a studio di tipo rinascimentale, tra tubetti di colore, tele, trementina e pennelli, respirando l’eco della migliore tradizione pittorica di una città come Firenze, che egli ha eletto a luogo di vita e di lavoro da molti decenni. “Abbiano scelto come titolo dell’esposizione L’inganno del Vero perché in Giannoni la realtà è presente e ancora riconoscibile – sia essa una biblioteca, la sede di una borsa valori, una piazza o la sala espositiva di un museo – tuttavia non nella sua apparenza, ma compressa nell’intimità dei motivi interni, al confine tra figurazione e astrazione che attraversano come un fiume carsico tutta la sua produzione pittorica. Questa poetica deve moltissimo ad Anton Čechov, al Pierrot lunaire di Arnold Schönberg, quanto al Vampiro di Carl Dreyer, agli interni di Gianfranco Ferroni e, soprattutto, agli orditi letterari di Marcel Proust”, dichiara Cesare Biasini Selvaggi co-curatore della mostra. La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato da Bandecchi & Vivaldi, ed è aperta, con ingresso libero, da giovedì a domenica e festivi, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.